martedì 5 febbraio 2013

In pasto ai cani



Questo è il titolo di un libro a fumetti che da ormai dieci anni ho nel cassetto.
Una storia che parla di disperazione, di caduta libera, di malessere di vivere...
Un libro un po' autobiografico, che con molta modestia avrei condito di esperienze, di tutte le situazioni sgradevoli in cui mi son trovato coinvolto mio malgrado negli ultimi quindici anni.
Qualcuno potrebbe dire " che aspetti? scrivilo, disegnalo..." si, è vero...
Il problema è che la vita va avanti, e ogni qualvolta mi son ritrovato a dirmi " peggio di così non potrà capitarmi" ecco che svoltato l'angolo vengo puntualmente smentito.
Si, può sempre accadere di peggio.
Sempre.
Non c'è un tetto limite alle disavventure.
Nessuna regola scritta nella vita. E' il bello del gioco, no?
Non serve a nulla nemmeno rintanarsi in casa sperando che l'isolamento ti faccia da scudo.
Ogni volta accade qualcosa di inatteso, che non avevi messo in conto...
se non è un matrimonio finito male, è la mancanza di lavoro, o un ginocchio che va per cavoli suoi, un litigio o una perdita in famiglia, o una donna che ti molla o un tumore che scopri all'improvviso e attendi di sapere se il resto della tua vita sarà un calvario o meno.
Nell'ultimo anno ho sperato che la mia vita potesse raggiungere un certo livello di stabilità.
Avevo una splendida compagna, un lavoro bello e (più o meno) sicuro, che mi piaceva, una gatta simbionte attaccata alle coperte, amici, conoscenti, talento, voglia di fare, idee...
Poi tutto è cambiato.
Stravolto.
Il lavoro è rimasto, certo, ma molti pezzi si son staccati.
Depressione a mille, voglia di fare zero.
Ma si va avanti, anche per inerzia, cercando ogni giorno nuove motivazioni.
Non sempre funziona.
E allora nell'apatia, nel malumore cominci a vedere storte le cose che prima erano positive, e trovi difetti in tutto e tutti, per primo te stesso.
Gli amici non ti sembrano più tali, perchè nel momento più nero della tua vita sembrano non vederti, interessati più a cosa tu puoi dare loro che non a quello di cui hai bisogno tu.
E anche il talento, le idee diventano nulla, perchè manca il "quid", manca lo stimolo, manca il raggio di sole...
Allora ti isoli, e allontani quasi volutamente chi ti si approccia, anche fosse una bella donna...
Anticipi i tempi, sbrani, butti via e cerchi pretesti per la separazione.
Quando i pretesti non ci sono allora ti zittisci e basta, scomparendo come un ninja in una cortina di fumo, nella notte più buia.
"Sindrome da abbandono", così etichettò il mio malessere qualche mese fa uno psicologo, l'unico dal quale mi son recato in tutta la mia vita.
Si, perchè ho sempre deprecato la soluzione del sostegno medico, mi è sempre parsa da deboli.
"Sono io il mio psicologo", questa frase l'ho detta mille volte...
Quante menzogne.
Te ne accorgi solo il giorno in cui ti rendi conto di non aver mai pianto la morte di un padre, ma invece la mollata di una ragazza, quella si, l'hai pianta eccome, isterico, infantile, inconsolabile.
C'è qualcosa di storto in questa mia testa.
Qualcuno molto superficialmente dice " voi artisti siete strani"... e così chiude la questione.
Ma io non mi son mai sentito un artista...
Mai sentito particolarmente sregolato o fuori dagli schemi.
Non è artistoide prendersi sbronze continue, o mettersi a scrivere compulsivamente su internet commenti e messaggi di stato polemici...tutto ciò è solo stupido, insensato, roba che si fa quando dentro hai il vuoto e cerchi di riempirlo in qualche modo...
Una volta, non so dove e non ricordo da chi, ho sentito dire che quando una persona nasconde un terribile segreto o un gran malessere, prima o poi tutto ciò si trasforma in una gran malattia fisica, in un decadimento progressivo ed inarrestabile.
Non so se ciò mi stia accadendo.
A mio padre è accaduto...
Non so nemmeno se lo stia desiderando inconsciamente per pareggiare i conti con lui.
Però un'avvisaglia c'è.
Il campanello d'allarme lo sto sentendo proprio adesso.
Più di un anno fa era una macchia nel polpaccio, poi un neo, adesso un piccolo tumore, grosso come una noce.
Certo, non so nemmeno sia una roba cattiva o benigna, questo lo decideranno gli esami specifici, dopo averlo rimosso.
non è il momento di allarmismi o altre esternazioni...
Però fa molto male, fisicamente, e questo non è un buon segno...
Fa pensare, questo si, è l'unica cosa certa.
Tra qualche giorno ne saprò di più.

e in ogni caso non sarei nè il primo, nè l'ultimo ad avere un problema simile.
Anche in questo non sono speciale. Nè per il mondo nè per chi mi sta attorno.

Il mio libro è ancora ben lungi dall'essere scritto.
Forse il capitolo più importante devo ancora viverlo...o forse no.
Io attendo.
Nel frattempo cosa mi rimane se non continuare a disegnare...?
Pardon, volevo dire vivere, ma per me è la stessa cosa.

2 commenti:

  1. io so che andrà bene e non sarà nulla di male....tutt'al più uno dei tuoi due coglioni che è sceso ^_^ un abbraccio forte!

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  2. ahahaha si si, grande Chri'
    sarà una cazzata, vedrai!

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