lunedì 15 luglio 2013

Il "mio" Altroquando...



Era il 1995...
Un anno particolare per me.
Fondamentale...
In febbraio terminava la mia "naia" e subito dopo iniziavo i primi passi nel mondo del fumetto professionale cominciando la mia esperienza alla Scuola del Fumetto di Milano...
In quel periodo conobbi il "micromondo" di Altroquando...
Ero ancora un pischello e disegnavo molto male ( qualcuno dice che disegni male anche adesso...confermo...!!!) ma invogliato dal mio entusiasmo e dal fascino che quel piccolo universo fatto di disegnatori semi-professionisti e super-nerd esercitava su di me, spavaldo come sempre son stato, mi presentai ai proprietari di quel negozietto(ne) a metà tra l'edicola e la libreria, con una mia pietosissima tavola, colorata a matita, in cui alcuni supereroi Marvel reggevano un improbabile logo di Altroquando.
Nonostante la qualità scarsa, ne ero orgogliosissimo.
Speravo, in cuor mio, che un giorno un mio disegno potesse essere stampato in una delle cartoline omaggio che ammiravo sul bancone ogni volta che entravo...
Ecco, la prima cosa che conobbi di Altroquando furono appunto quelle cartoline.
La seconda, e che mi convinse a ritornarvi, la gentilezza di Dino.
Accettò il mio disegno, lo guardò, sorrise paternamente sotto i suoi occhialini da contabile con la catenella al collo, lanciò uno sguardo simpatico a Salvatore, mi ringraziò come se fossi Claudio Castellini e ripose con delicatezza la mia tavola in una busta di plastica trasparente, conservandola dietro al bancone.
Non ricordo cosa comprai quel giorno...
Ma ricordo con che sensazione di gioia varcai la soglia di Altroquando per uscire e tornare a casa...
Mi sentivo accettato, per la prima volta in vita mia, parte finalmente di un mondo tutto mio, condiviso con altri esseri umani che parlavano di fumetto, lo disegnavano, lo leggevano, lo respiravano, lo vendevano...e ne sapevano ben più di me...
Non ero più solo, chiuso nella mia stanzetta a macinare e rimacinare sempre gli stessi albi Corno vecchi di vent'anni...
non ero più solo con i miei sogni.

Il tempo passò velocemente...
Ero quasi in procinto di terminare il primo anno di corso in quel di milano...
Era la primavera del 1996.
Pasqua...
Io ero tornato a casa per trascorrere le vacanze con la mia famiglia e con la mia ragazza dell'epoca...
Avevo voglia di fare.
Di mettermi alla prova.
Sapevo di avere imparato un sacco di cose e non vedevo l'ora di iniziare a provarmi sul campo.
Andai da Altroquando, come un parente lontano che viene a far visita di tanto in tanto...
Fu di nuovo Dino a "spalancarmi la porta del destino"...
Mi diede un fogliettino con un nome e un numero di telefono scritti a mano.
Mi disse, con aria seria e frettolosa:" Gioia, tu che disegni, tieni 'sto pizzino, questo ragazzo qui cerca un disegnatore..."
Felicissimo come avessi ricevuto il più bel regalo che si possa desiderare, presi il biglietto e corsi ad una cabina del telefono ( vecchi cari ricordi )...
Fu allora che conobbi Giorgio e Claudio e fu allora che nacque lo Studio Cagliostro, con tutto ciò che nel bene e nel male fece e rappresentò successivamente...
Fu allora che pubblicai per la prima volta, che partecipai ad una (piccola) mostra-mercato con un mio albo ( Futura, in parte finanziato dallo stesso Altroquando) e fu allora che nella mia incontenibile e demenziale goliardìa coniai, per conquistare l'apparentemente burbero Salvatore, il soprannome di "Nonno di Heidi"...

Il tempo non si fermò a quei giorni felici, andò avanti, impietosamente.
Le strade si divisero come giustamente prevede spesso la vita.
Non sono mai stato un gran cliente...
Mai stato uno che spende capitali di soldi in fumetti.
Però, tutte le volte che ho potuto ho cercato di far capire a Dino, Salvatore, e in seguito Filippo, quanto fosse importante per me la loro presenza nella mia vita.

Quando un anno fa ho cercato di intraprendere l'attività di editore è da loro che ho portato in seguito i primissimi albi stampati, orgoglioso come un figliolo che mostra la pagella ai genitori...

Ho visto chiudere tante fumetterie in vita mia, in varie città d'Italia, tante attività commerciali a cui in un modo o nell'altro ero legato, per vari motivi...
Ma mai avrei pensato quanto potesse essere doloroso sentir annunciare la fine di Altroquando.
Mai avrei pensato quanto potesse essere legato il mio cuore da eterno aspirante disegnatore e la mia fantasia ad un luogo, ad un microcosmo così piccolo, ma così grande al contempo da far diventare con esso Palermo stessa enorme, sconfinata, fin dove ci si può allungare con poteri cosmici, o correre veloci come il fulmine, o volare tra le nuvole più alte col mantello rosso sferzato dal vento...


Palermo non è mai stata così grande

dopo Altroquando difficilmente potrà esserlo nuovamente...
e noi insieme ad essa...

Altroquando resta nelle nostre vite
nei nostri cuori, nelle pagine dei nostri fumetti...
anche in quelli comprati ovunque...
è lì, come sempre, nel luogo dove si incontrano i sogni...
"prima stella a destra e poi dritti fino al mattino..."

Grazie di cuore per tutto

Salvatore, Dino, Filippo





con affetto

Claudio "Claps" Iemmola



sabato 13 luglio 2013

un "Cult" a 7,50 euro



Di film leggendari al cinema in vita mia ne ho visti tanti, quasi quanti quelli che mi son perso.
Lì per lì non te ne accorgi, poi esci dalla sala e senti salire dentro una sensazione gratificante, un senso di profonda soddisfazione e di felicità, ci pensi un po' e a freddo, tornando a casa, dici tra te "cacchio lo rivedrei volentieri altre 5 volte....".
Non mi succedeva da tempo.
Mi è successo ieri sera, dopo essere andato a vedere Pacific Rim...

Nulla di nuovo sotto il sole, almeno a livello di storia.
Il classico "cammino dell'eroe" e ormai, anni e anni dopo aver avuto accesso a questo grande segreto della narrazione, pochissime storie mi stupiscono e mi affascinano.
Nel caso del film di Del Toro non posso nemmeno dire che sia la caratterizzazione della storia ad essere originale, basti prendere un qualsiasi episodio di UFO Robot Grendizer o di Great Mazinger, trasporlo in film et voilà, il gioco è fatto.
Poche, pochissime volte era stato fatto in passato.
Robojox (1989) è una di quelle.



Ma erano opere passate un po' in sordina o addirittura dimenticate col passare del tempo e con l'avanzare della tecnologia nel campo della CGI (
computer-generated imagery).
Che è anche il problema (non solo il vanto) di Pacific Rim che arriva, purtroppo per Del Toro e per noi appassionati di genere, in un periodo in cui fantascienza, fantasy e (sempre più spesso) horror, attingono a piene mani, in modo forse eccessivo, dall'effettistica computerizzata, creando uno stordimento e una assuefazione negli spettatori che diminuiscono sensibilmente il "sense of wonder", obiettivo principale di tali produzioni, realmente, inevitabilmente non centrato.
Per questo motivo ho odiato i films dei Transformers.
Troppa CGI e male usata.
In Pacific Rim no.

Il film c'è e si fa notare.

"I was overwhelmed by the intense kaijū vs. giant robot action. It was fun!"...
...queste sono le parole pronunciate dal maestro Go Nagai, "stupefatto" e divertito dalle "intense" scene di lotta del film.
Parole dette proprio da colui senza il quale non sarebbe mai esistito Pacific Rim nè quasi l'intero immaginario robotico di ben 3 generazioni
di fans ( tra cui, in primis, la mia ) .

Perchè la pellicola di Del Toro è un continuo citare, un continuo ed inarrestabile atto d'amore per un genere che fece ( e che fa ancora, dopo 40 anni e più ) la fortuna del mercato animato giapponese.
ma non è una scopiazzatura, intendiamoci.
non è una mera, anche se solida, trasposizione e basta.




Dentro Pacific Rim c'è anche molto "american style", come nel Godzilla di
Roland Emmerich, quello del 1998 ( che a me piacque molto, anche solo per la presenza di Matthew Broderick e Jean Reno), un aspetto che non guasta affatto, del tutto assente nelle produzioni cinematografiche giapponesi, sempre molto algide nei casi di trasposizioni dai cartoni al cinema.
Freddezza che gli americani (buon per loro e per noi) non hanno.
Partendo dalla classica "occasione per rifarsi", vero motore trainante di tutti i film in sapore di "sogno americano", alle esplosioni e alle devastazioni immani dei migliori action movies d'oltreoceano, al design dei robot ( e anche dei mostri) che seppur debitore delle produzioni animate del sol levante rimane però spartano ed essenziale ( "funzionale" direbbe il mio ex prof della scuola del fumetto) ignorando quasi del tutto, ma solo in questo aspetto, la lezione dei vari Gundam e company campioni incontrastati di mechadesign da sempre, all'ironia di fondo che permea tutto il film, nonostante si parli di devastazione e apocalisse alle porte.

Di americano c'è persino il pistolotto pre-finale, subito sbeffeggiato alla grande dal protagonista, messo lì giusto per imprimere un minimo di epicità a ciò che avverrà dopo, ma non ce ne sarebbe nemmeno alcun bisogno in realtà, perchè Gipsy Dancer e company riescono con i soli propri ingranaggi a rendere epica un'azione che parte già "Mitica" fin da prima che inzi il film stesso.

Pacific Rim non è un'americanata, come ho letto in molti commenti ipercritici.
ormai anche usare l'aggettivo stesso è errato.
per Pacific Rim lo è ancor di più...
prima di tutto perchè Del Toro è un regista americano solo d'adozione ( faccio il pignolo), secondo perchè in tutte le sue pellicole non ha mai esagerato in certi atteggiamenti se non nei limiti della "funzionalità" sopracitata, inoltre perchè essendo un film sui "Robottoni" casomai è una Giapponesata, infine, perchè dei robot giganti che combattono dei mostri ancor più giganteschi DEVONO far danni e i danni devono essere proporzionali a chi li causa.




Sarebbe stata un'americanata se a causare tanta morte e distruzione fosse stato Bruce Willis mezzo malconcio ( dite che l'ha fatto? in ben 4 film? ops!)...

Del Toro non si è ispirato solo alle opere di Nagai, ma ad Honda e il suo Godzilla e anche a

Yoshiyuki Tomino, il "papà" di gundam.
Lo si vede soprattutto quando i robottoni si rompono, l'energia che li sostiene si esaurisce, le armi terminano le munizioni ed è giusto così, perchè gli "Jaeger" sono delle armi giganti, non degli dei.
Mi soffermo un attimo sui personaggi.
Per me sono stracaratterizzati, sia esteticamente che psicologicamente.
Di facile identificazione quindi e per me è cosa buona e giusta anche se manca un po' di profondità, ma i protagonisti sono i robot per cui ogni lamentela è fuori luogo.
Ho sentito dire che sono "stereotipati" come se fosse un crimine o un difetto grave.

Stiamo parlando sempre di un film che narra di robots giganti e di mostri vero?
O dell'ultimo di Woody Allen?

Personalmente adoro le caratterizzazioni estreme e sotto questo aspetto il lavoro di attingere dai classici personaggi giappo degli anime è stato fatto per bene considerando che non si ha a disposizione un serial intero per approfondirli ma solo due ore (seppur) abbondanti (circa) di pellicola.
E di personaggi ce n'è anche molti...
la gallery è immensa, tutta colma di citazioni nagaiane:
Dal Tetsuya al prof. Kabuto, dall' Hayato Jin a Miwa e via dicendo...

Unica vera pecca sono i nemici.
Tanto giganteschi e spaventosi i mostri "Kaiju" tanto inesistenti e banali le motivazioni dei cattivi
che li creano e li mandano contro l'umanità ( che si intravedono e basta, ma qui la lezione è quella di Neon Genesis Evangelion, l'unico vero, maturo, anime sui robottoni esistente).
Il motivo di tale mancanza lo giustifico appunto con la presenza di tanta carne a disposizione da mettere sul fuoco, un poco in più e sarebbe bruciato tutto il pranzetto di Natale.
Faccio notare che lo stesso Nagai dà spazio agli antagonisti solo nella seconda parte delle sue serie animate ( non parlo di oav, ma potrei anche includerli ) approfondendo le tematiche dei "cattivi", che alla fine poi non risultano mai essere eccessivamente crudeli e spietati ma solo eccessivamente "machiavellici"...
In Pacific Rim tutto ciò non avviene perchè qualcosa doveva essere sacrificata a beneficio di una sintesi sapiente e godibile.
Infatti, per capire i punti deboli e gli obiettivi dei nemici alieni non resta che utilizzare un meccanismo narrativo già visto in altri cult come per esempio "Independence Day", che non svelo per evitare lo spoiler...

Caro Guillermo per tutte le piccole mancanze però ti perdono ben volentieri.
mi hai citato persino
King Gori, uno dei mostri più famosi e spietati di Goldrake...
e mi hai fatto vedere persino non solo il Giappone devastato come ai bei vecchi tempi, ma anche il mondo intero, evitandomi anche la classica (davvero e tristemente) stereotipata New York fatta in pezzi.
potrei non volerti mai bene?

Insomma, se dovessi decidere IO come dev'essere un film sui robottoni vorrei fosse così.
Lo è?
Allora è perfetto.
Di più non chiedo alla vita.




Spero solo non ne facciano un secondo, non vorrei intristirmi.
I sequel spesso mi deludono.
Piuttosto già temo un'invasione anche di questo genere.
I supereroi ormai son belli che andati...

in fede
Claudio " Claps" Iemmola