lunedì 2 novembre 2015

Youtubers: Molto rumore per nulla?



Prima di esporre il mio pensiero, ammesso che interessi a qualcuno, premetto che la mia è una semplice riflessione, non una polemica, anche se a qualcuno potrà sembrare il contrario.
"State buoni se potete", non è così.
Nell'ultimo anno si fatto un gran parlare del fenomeno "Youtubers", che con le sue varie estensioni ha contaminato un po' tutti i media dando notorietà a tanti personaggi che magari, 20-30 anni fa, non avrebbero avuto alcun modo per emergere dalla massa...
Una sorta di rivoluzione insomma, il web che impazza e predominando nella vita di ognuno di noi oscura totalmente l'utilizzo di radio, tv e cinema come mai finora era successo.
Un tempo, se non diventavi famoso per fatti di cronaca o di politica, lo diventavi per capacità imprenditoriale, estro artistico (cinema, teatro, tv, libri, musica, arte) ma comunque veniva per lo più premiato uno studio approfondito nel tuo campo, qualunque fosse, nel bene o nel male.
E comunque non c'era questa ossessione generale da "successo", la parola "visibilità" era usata con molta più parsimonia.
Qualcuno storcerà il naso dicendo la solita frase " se eri raccomandato", ok anche quello, si si.
Ma fondamentalmente la differenza tra la gente comune e i cosiddetti "vip" del mass media era marcata e nessuno poteva improvvisarsi "mattatore" della comunicazione", dicendola più in generale.
Adesso le cose son cambiate, basta una decente videocamera, una connessione internet, qualcosa da dire che possa interessare un gruppo nutrito di persone, buona volontà e il gioco è fatto...questo almeno semplificando al massimo la questione.
E' ovvio che non tutti hanno qualcosa da dire, non tutti riescono, la maggior parte dei tentativi di esporsi pubblicamente con video non sempre riesce, anzi, il web è più colmo di fallimenti che non di successi...
Comunque una sorta di selezione naturale, di "meritocrazia" il web la garantisce...
Ma non è questo il punto della mia riflessione.
In questi giorni è in uscita al cinema "Game Therapy", un film che vede protagonisti appunto alcuni Youtubers molto seguiti dai giovani delle ultime generazioni...
Leggendo in giro recensioni e critiche non si tratta di un capolavoro (per usare un eufemismo), anzi, sembra quasi un prodottaccio creato apposta per far soldi sfruttando il successo dei ragazzi in questione...
Non mi scandalizzo per niente, si è sempre fatto, "se una cosa piace, proponila allo sfinimento" è una legge del mercato con cui conviviamo da quando siamo al mondo, valida in qualunque epoca.
Il punto non è nemmeno questo.
Dove voglio arrivare quindi?
Un attimo di pazienza e arrivo al nocciolo...
Ieri gironzolavo con mia figlia tra gli scaffali di Feltrinelli a Palermo, ovviamente una delle tappe obbligatorie, vista la comune passione, è il reparto Fumetti.
Accanto, noto per la prima volta uno scomparto interamente dedicato ai libri "scritti" da numerosi Youtubers (tra cui anche  il noto Favij del sopracitato Game Therapy)...
Altro punto importante...
3 giorni fa, a Rai2, alla trasmissione "DettoFatto" fa la sua deliziosa apparizione Giulia di Nerdkitchen (altra Youtuber), ragazza che conosco personalmente, apprezzo molto per la simpatia e la professionalità con cui divulga le sue ricette culinarie...
Another one:
Se accendete uno qualsiasi dei più seguiti canali tv potrete sicuramente imbattervi in una delle svariate pubblicità con protagonisti (appunto) Youtubers utilizzati per promuovere questo o quel prodotto.
Potrei citarli tutti, ma preferisco evitare il listone.
Ecco la mia riflessione dunque:
Se il web, nella fattispecie Youtube (e i suoi importanti "satelliti" social network ) si propongono (vengono proposti) come media a sè, rivoluzionari rispetto ai classici mezzi di comunicazione di massa, che bisogno hanno i suoi protagonisti di "emigrare" in altri lidi?
Mi spiego meglio.
Se il tuo successo è tutto sul web, i tuoi fans ti seguono qualunque "cagata" tu faccia (ed è assolutamente giusto) e lodi e rinfacci dalla mattina alla sera la superiorità delle tecnologie moderne rispetto a quelle del passato, che bisogno hai di apparire anche altrove?
Non sarà che per caso il tuo pubblico, fatto per lo più di ragazzi, di giovani, non è economicamente stabile al punto da non garantirti entrate pari a quelle di un pubblico adulto, obsoleto, poco avvezzo alle innovazioni offerte da internet, ma economicamente ancora in sella alla società?
Ecco quindi la pubblicità di Sky di Frank Matano, o quella del Leerdammer con i Jackal...
Simpatici tutti, bravissimi, ma la rivoluzione dov'è?
Favij a cinema, dov'è la grande rottura del sistema?
Non faccio accusa agli Youtubers, ma al sistema che li sfrutta, di conseguenza si, dai, anche a loro che cedono al richiamo del "contrattino".
Perchè ci sarà sempre un falso mentore pronto a portarti una cassa di soldini (che a lui rende molte casse di soldoni) che ti prenderà dalla stanzetta dove passi le giornate e ti farà entrare nel paradiso della vera, concreta visibilità, dove la gente paga davvero moneta sonante per vederti, dove altri pagano fior di milioni per farti tenere il loro prodotto in mano...

Guadagnare del proprio lavoro è giusto, se sai fare qualcosa e hai successo è sacrosanto cavalcare l'onda per far più soldi, ma questo vuol dire soltanto che la rivoluzione del web è farlocca, una fuffa e su Youtube non mangi, al massimo ti compri il cellulare nuovo.
Chi critica è obsoleto, chi ancora utilizza le vie "classiche" del successo, lastricate di sudore, studio, gavetta e si rode dalla mattina alla sera lo definisci vecchio, sorpassato, però tu ambisci segratamente ad apparire in quella scatola che è vecchia di 80 anni, su quello stesso schermo che i 100 li ha superati da un bel po'.
Dov'è la rivoluzione se il video mpeg o avi non rende un cazzo e la carta stampata invece si?

Internet, al netto delle speculazioni, non è iin grado quindi, ancora una volta diciamolo, di auto-alimentare sè stesso e suoi attori con la stessa quantità di denaro mossa dagli altri media.
Quindi il libro, lo spot tv, la partecipazione al programma, il film... non sono altro che una consacrazione, una porta aperta per la tranquillità economica che il web non dà.
Se resti sul web, puoi anche avere 1 milione di iscritti al canale, ma resti sempre il figlio di famiglia chiuso nella stanzetta e mamma e papà saranno sempre più fieri di te se ti vedono in tv, seduti sul divano la sera dopo cena.
Cambiare tutto per non cambiare nulla.
Ho finito.
Odiatemi pure.