giovedì 19 marzo 2015

Le mani avanti, la matita nel cassetto...


Diversi anni fa lessi una risposta di Laura Scarpa ad un lettore di Scuola di Fumetto (Coniglio editore, versione cartacea) che le poneva una questione, secondo me importantissima, che più o meno suonava così:" Può un disegnatore part time sfondare nel mondo del fumetto?"
Senza mezzi termini ( nello stile asciutto ma gentile che tanto apprezzo della mia ex prof ) ella rispose, in sintesi "NO".

Lì per lì la risposta non mi trovò affatto d'accordo, ricordo che ne rimasi quasi indignato, come se avesse chiuso la porta ad una ulteriore discussione sull'argomento, trattando la cosa a mo' di taboo, un comandamento irrevocabile facente parte di una bibbia invisibile e condivisa da tutti, un decreto che di fatto, ai tempi, mi tagliava le gambe senza appello, visto che io stesso lavoravo come operaio e avevo poco tempo da dedicare al disegno.

Pochi anni dopo però la mia vita prese altre direzioni, il fato (e anche la mia determinazione/rabbia) decise che io tornassi a disegnare a tempo pieno, situazione che attualmente perdura, nonostante le difficoltà economiche generali.

Ora, soprassedendo sulle motivazioni (lecite) che spingono una persona ad accantonare una passione per fare altro, per il solo scopo di campare se stessa e la propria famiglia, io mi chiedo: Sono più fortunati quelli che campano di disegno oppure si tratta semplicemente di una mera questione darwiniana di selezione naturale?
O meglio, è il disegnatore che si taglia le gambe da sè, pregiudicando una carriera oppure realmente (ed improbabilmente) il fulcro del discorso è che bisogna avere la fortuna di essere le persone giuste al momento giusto?

Una cosa che ho sempre detto, prendendo come esempio me stesso, è che io non sono un disegnatore eccelso.
Non creo immagini complesse, nè altamente spettacolari, non sono realistico come vorrebbe un certo tipo di mercato, ma nemmeno così grottesco e giocoso da poter trovare una collocazione in altri segmenti editoriali.
Come direbbe qualcuno di mia conoscenza, non sono nè carne nè pesce.
L'unica caratteristica che mi contraddistingue, anche se minimamente, dalla massa, sono i robot.
Li disegno continuamente, li respiro, li studio, li amo, per me sono tutto, da quando sono al mondo.
Non disperdo, se possibile, le mie energie creative in altri soggetti.
Ma anche nel disegnare robot sono molto "vintage", ignoro (volutamente però) i design più moderni in favore di forme più stereotipate e sommarie (cioè non entro nei dettagli del design industriale puro e funzionale).
Questo fa di me un potenziale concorrente in un gioco di mercato?
Ancora non lo so, potrei dire forse, ma al momento mi limito a dire "speriamo".

Dove voglio arrivare dopo questo esempio personale?
Semplicemente ad una conclusione, che se in passato non ho lavorato, o partecipato ad importanti pubblicazioni nazionali e oltre, è stato solo per mio demerito.

Forse, anzi, è certo, ai tempi avevo l'abitudine (pessima) di buttare la colpa verso gli altri, o verso eventi specifici della vita, ma adesso, col senno di poi e acquisita una parvenza di maturità dovuta all'età, dico senza pudore che la colpa è mia e soltanto mia.

Colpa della paura a farmi avanti, a propormi, della mia pigrizia nell'approfondire lo studio di certi dettagli importantissimi per un fumettista (struttura, anatomia, prospettive), del mio giustificare come sperimentazione quelli che erano in realtà solo palliativi in una situazione di qualità non eccelsa, delle sempre presenti scorciatoie nel metodo lavorativo.

Vedendo le cose da questo punto di vista il quadro è sconfortante, c'è da non credere che nell'ultimo anno sia riuscito a pubblicare qualcosa, o che negli ultimi 3 anni io abbia lavorato per una delle più ambite agenzie pubblicitarie d'europa.
Si potrebbe gridare semplicemente "bucio de culo".
Infatti lo faccio.

"Bucio de culo"!!!

L'unico merito che mi attribuisco è quello di esserne stato consapevole e quindi essermi alzato dal letto alle 5 del mattino ogni giorno e aver disegnato senza sosta fino alle 23 in tutti questi ultimi anni.

"Bucio de culo" lo stesso.

Trasportiamo il discorso al sottobosco fumettistico che pullula sui social network, quello di cui parlai tempo addietro, composto da disegnatori forse talentuosi da giovani, ma che han dovuto fermare la loro crescita artistica per svariati motivi...

Gente che magari la mattina timbra un cartellino, si siede ad una scrivania con davanti un pc e sbriga pratiche, gente che entra in fabbrica alle 6 e ne esce alle 17, gente che scarica frutta e verdura e che ha un contratto per sei mesi e dopo, se non è un call center ad assumerli chissà che fine farà.
Ecco, a questa massa di (involontariamente tragici) eroi moderni, figli di un sogno infranto, chi ha il coraggio di dire loro "Ehi, se non sei riuscito nella vita son due le cose, o non ti sei impegnato abbastanza oppure non eri davvero bravo come ti dicevano mamma e papà", chi potrà mai dirglielo in faccia senza avere l'imbarazzo di vedere lo sguardo basso per la vergogna o per la rabbia di una vita buttata al vento?

Nessuno lo fa, ipocritamente si lascia un like su questa o quella pagina fan con 100, 200 amici e tu, si, proprio tu, dico a te che sei un vero professionista, che lavori per "l'Ammerica" dal lunedì al mercoledì, per la Bonelli da giovedì al sabato e la domenica per la "France", perchè non dici che in realtà quel disegno che il fumettaro part time ha pubblicato è orrendo, che manca l'equilibrio, che la prospettiva è storta e che il poveraccio ha buttato via i soldi dei suoi genitori perchè la scuola di fumetto non gli è servita ad un cazzo?

Diglielo una buona volta che non farà mai il fumettista professionista, che la mamma e papà lo hanno fatto selvaggiamente, che la cacca esce dal culo e le donnine di playboy scoreggiano come la Sora Lella e Frank Matano messi assieme.

"Tu non sarai mai un fumettista.
Mai.
Piangi, sfogati, che ti fa bene.
E' colpa tua.
Non esistono raccomandati nel mondo del fumetto, non è colpa della tendenza di mercato, non c'è un governo ombra o una cospirazione occulta contro di te.

E' solo colpa tua. Ciao."

Si, ma diglielo però, prima che gli ridano dietro.
Prima che una casa editrice dilettante lo sfrutti illudendolo ancora di più.

E' colpa sua.
Diglielo.

Ciao

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