domenica 1 marzo 2015

Sissignori, l'ho visto due volte: Automata. Anzi no, Robotics!



Appena 48 ore fa ho deciso di vedere Automata, un film di fantascienza del 2014 e uscito nelle sale italiane proprio in questi giorni.
Diretto da Gabe Ibáñez, con un tenebrosissimo, nostalgico e tormentato Antonio Banderas (attore che personalmente adoro in particolar modo da sempre ) e, tra gli altri, Dylan McDermott,  Melanie Griffith (irriconoscibile, credetemi) , Birgitte Hjort Sørensen, Robert Forster.

Detto in sintesi, fin da subito mi è sembrato di star davanti ad un nuovo Blade Runner, più leggero e in salsa spagnola.
Ne sono rimasto piacevolmente colpito.
Ma diciamola tutta.
Sono i robot che me lo fanno piacere.
Molto volgarmente e senza troppi giri di parole, il motivo è quello.
Si, perchè a me potete far vedere di tutto, persino l'horror (ancora mi spaventa, si si), ma anche le telenovele brasiliane più dozzinali, però se ci sono i robot io resto incollato davanti lo schermo e per me diventa la visione più bella del mondo, anche se gli attori dicono "merda" o "culo"per 90 minuti.

E' il mio punto debole.
Non sto qui, oggi, ad indagare o approfondire i motivi psicologici di questa mia ossessione, però è grazie ad essa che al momento il mio principale impegno fumettistico è giusto appunto incentrato sui robot e sulla stessa fantascienza distopica e apocalittica narrata in Automata.
Ovviamente parlo di Robotics, e , ovviamente, sto accostando la mia creatura al film con Banderas.

Le similitudini sono tantissime e non mi riferisco solamente alla presenza dei droidi, sarebbe oltremodo superficiale e banale.





Partiamo dalle atmosfere, quindi anche dai presupposti della storia.
Il plot, senza svelare o anticipare nulla più di ciò che si vede nel trailer o nelle tante immagini diffuse in rete, è identico in maniera disarmante.
Radiazioni, devastazione, deserti, mari scomparsi e umanità in estinzione, insomma una dilagante disperazione che però, per quanto possibile, non ha veramente impedito alla società organizzata di sopravvivere.

Come anche in Mad Max o Hokuto No Ken che dir si voglia ( ma anche in Matrix, L'esercito delle 12 scimmie/col virus e in tanti altri racconti di genere), sono presenti gli stessi presupposti.

Altra similitudine con Robotics è la volontà della razza umana di rivolgersi all'idea "automa" per risolvere un problema.
Poi, c'è il successivo fallimento di tale azione e le conseguenze che esso porta che muovono la drammaturgia principale.
Se non fosse per la presenza degli umani, direi proprio che han fatto il film di Robotics.

Non sto affatto dicendo che c'è un plagio, attenzione, sarei un cretino presuntuoso a farlo, chiarisco fin da subito questo concetto prima che qualcuno incorra in un equivoco.

Infatti, mentre io (insieme a Francesco Polizzo e Giacomo Pilato) lavoravo alla stesura della storia e poi alla realizzazione delle tavole del primo volume di Robotics, nessuno sapeva dell'esistenza di questo piccolo gioiellino del cinema di fantascienza, così come regista, autori e attori di Automata non potevano sapere della nostra (Robotics non era ancora stato pubblicato).
Ciò sta a significare che nessuno ha inventato nulla e nessuno ha copiato nessuno.

Come sono arrivato io alle conclusioni narrative di Robotics sono arrivati anche gli autori di Automata e, come noi, qualcun altro c'è arrivato prima (come mi faceva notare il sempre attento e preparato Massimo Perissinotto in un post su facebook di qualche mese fa citandomi "La leggenda dei robot" di William Voltz ) e vi arriverà di certo in futuro qualcun altro...



No, non è di plagio che voglio parlare, ma di mera soddisfazione personale...
Sarò strano io, evidentemente, perchè per me vedere Automata, con tutte le somiglianze con il mio Robotics è motivo di vanto e vuol dire che son stato bravo, abbastanza da poter anche sognare in grande ma senza strafare.
Vuol anche dire che una fetta di mercato interessata a quel che faccio c'è, persino al cinema, che poi è dove mi piacerebbe arrivare, un giorno.

Tornando al film spagnolo, come dicevo, gli elementi comuni ci son tutti.
Troppi a dire il vero, ed è quasi imbarazzante.
Persino certi concetti espressi in alcune frasi, anzi, in un paio di casi troviamo frasi assolutamente identiche (se ne accorgerà chi ha letto Robotics)...
Inoltre risultano simili sia la tecnologia con cui vengono giustificati i robot (nota per chi scrive recensioni, si dice ROBOT al plurale e non ROBOTS, signori saccentoni del pupparuolo) che la loro presunta coscienza, o le batterie nucleari (in Robotics chiamati Core), anche la problematica del vivere o sopravvivere, dell'evoluzione, dei sentimenti e chi più ne ha più ne metta.



Il ritmo è lento all'inizio e velocizzato solo quando serve...
Il trattamento stilistico è senza CG in Automata (son tutti animatronics, tranne uno, vediamo chi indovina), così come senza troppa spettacolarizzazione delle immagini (inutile) in Robotics e il design dei mecha (con solo 3 o 4 caratterizzazioni, molto retrò e semplici) è essenziale e richiama tantissimo lo stile vintage di Dreamer & company...



Insomma, non so se si comprende, ma mi sono innamorato.

E' uno stimolo forte per me, il classico vento in poppa che fa andare avanti e mi fa sognare ancora, spingendomi a continuare a narrare quel mondo fantastico che ho in testa.

Che dire, andate a vederlo se potete.
Non è Blade Runner, ma ci va vicino.
Peccato che lo abbiano datato dandogli una collocazione temporale.
2044.
io non lo avrei mai fatto.

meglio io.

Lunga vita e prosperità (e ricordiamo l'amato Leonard Nimoy, scomparso l'altro ieri)...




In fede
Claps iemmola



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